La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è un disturbo gastrointestinale cronico caratterizzato da dolore addominale e/o distensione, spesso accompagnato da cambiamenti nell’abitudine intestinale come stipsi, diarrea o entrambi. Colpisce circa il 10-20% della popolazione generale, con una prevalenza doppia nelle donne rispetto agli uomini e un’incidenza maggiore nei giovani adulti, sebbene sia stata osservata un’aumentata frequenza anche tra gli anziani. Questo disturbo può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, causando dolore, spossatezza, debolezza e potenzialmente contribuendo all’insorgenza di ansia e depressione.
Il trattamento dell’IBS si basa sull’individuazione e il trattamento dei sintomi specifici del paziente, integrando modifiche nell’alimentazione e nello stile di vita. Per ottimizzare il sostegno nutrizionale, è consigliabile l’adozione di pasti regolari (3 pasti principali e 2 spuntini), consumati lentamente e con attenzione alla formazione di aria nel tratto digestivo. È importante evitare di saltare pasti o di prolungare troppo gli intervalli tra un pasto e l’altro, mantenendo un adeguato livello di idratazione attraverso il consumo di liquidi non caffeinati, preferibilmente acqua, e limitando l’assunzione di alcolici e bevande gassate. Inoltre, è raccomandato ridurre l’assunzione di alimenti ad alto contenuto di fibra insolubile e di amido resistente, nonché limitare il consumo di certe bevande e frutta fresca.
In caso di diarrea, è consigliabile evitare l’assunzione di sorbitolo, un dolcificante presente nelle gomme da masticare e nelle bevande senza zucchero. D’altro canto, in presenza di meteorismo e gonfiore, potrebbe essere utile assumere avena e semi di lino (fino a un cucchiaio al giorno).
Per quanto riguarda la fibra, è essenziale valutare attentamente la sintomatologia del paziente. In alcuni casi, la fibra può essere consigliata per migliorare i sintomi di alcuni pazienti con la sindrome dell’intestino irritabile (IBS), soprattutto se si verifica costipazione. Secondo le Linee Guida dell’American College of Gastroenterology, le fibre solubili, viscose e scarsamente fermentabili possono essere benefiche per i pazienti con IBS, specialmente se associata a costipazione, poiché migliorano la viscosità e la frequenza delle feci.
Negli ultimi anni, per la gestione nutrizionale dell’IBS, è stata rivolta grande attenzione anche alla dieta LOW-FODMAP, ovvero a basso contenuto di oligosaccaridi, disaccaridi e monosaccaridi fermentabili e polioli. L’approccio LOW-FODMAP prevede una fase di eliminazione degli alimenti ad alto contenuto di FODMAP seguita dalla graduale reintroduzione e personalizzazione della dieta in base alla tolleranza individuale. È cruciale sottolineare che questa dieta dovrebbe essere supervisionata e seguita solo da professionisti esperti data la sua complessità e le possibili limitazioni.
In sintesi, il trattamento nutrizionale ottimale per l’IBS si concentra su modifiche specifiche nell’alimentazione e nello stile di vita, considerando l’individuazione dei sintomi e l’adozione di approcci come la dieta LOW-FODMAP, quando indicato, per migliorare la gestione e la qualità della vita dei pazienti affetti da questa sindrome.
- National Institute for Health and Care Excellence (Great Britain). (2017). Irritable bowel syndrome in adults: diagnosis and management. National Institute for Health and Care Excellence (NICE).
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