Il consumo di caffè: radici nel DNA che ereditiamo dai nostri genitori

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Il caffè è ricco di composti bioattivi alleati della salute umana ma secondo alcuni studi questi potrebbero essere meno biodisponibili in associazione con latte

Il caffè è molto più di una semplice bevanda: è una cultura, una tradizione, un rito quotidiano che unisce milioni di persone in tutto il mondo. Da una tazzina fumante di espresso italiano a una grande mug di caffè americano, questa bevanda ha il potere di trasformare le nostre giornate, di offrire un momento di pausa e di stimolare le conversazioni. 

Recenti studi condotti negli Stati Uniti e in Canada rivelano che il consumo di caffè potrebbe essere radicato nel nostro DNA. Ebbene sì, alcune varianti genetiche ereditate dai genitori possono influenzare la nostra passione per questa energizzante bevanda. 

Sapevamo già che i geni giocano un ruolo nel determinare le nostre abitudini alimentari, ma un team di scienziati della Scuola di Medicina e Odontoiatria Schulich dell’Università occidentale e dell’Università della California San Diego (UCSD) ha portato questa conoscenza a un nuovo livello. Utilizzando i dati genetici del database di 23andMe, hanno scoperto che le varianti genetiche possono influenzare direttamente quanto caffè siamo propensi a consumare. 

Attraverso l’analisi di statistiche di consumo autodichiarate, i ricercatori hanno identificato regioni nel genoma che ci rendono più o meno amanti del caffè. La loro ricerca ha evidenziato che le varianti genetiche ereditate influenzano significativamente questa abitudine. 

Ma cosa significa tutto questo per la salute dei nostri pazienti? La seconda parte dello studio ha esplorato se il caffè sia benefico o dannoso. Confrontando i dati di 23andMe con quelli del Biobank del Regno Unito, che include oltre 334.000 individui, i ricercatori hanno ottenuto risultati affascinanti e complessi. 

Un aspetto intrigante riguarda i disturbi mentali come l’ansia, il disturbo bipolare e la depressione. Nel database di 23andMe, questi disturbi sono geneticamente correlati positivamente al consumo di caffè. Al contrario, nel Biobank del Regno Unito, la correlazione è negativa. Questi risultati opposti mettono in luce la complessità delle interazioni tra genetica e ambiente. 

Palmer, uno degli autori dello studio, sottolinea che mentre la genetica può influenzare caratteristiche come l’altezza in modo uniforme, il consumo di caffè è fortemente influenzato dalle scelte personali e dall’ambiente circostante. 

Sanchez-Roige, un altro ricercatore, aggiunge che, a differenza dell’altezza, il comportamento e le scelte di vita possono variare notevolmente in base all’ambiente. Questo ci indica che la genetica e l’ambiente si intrecciano in modi complessi, influenzando le abitudini alimentari dei nostri pazienti. 

Questa ricerca apre la strada a nuove frontiere nella nutrizione personalizzata. Capire meglio le interazioni tra genetica e ambiente ci permetterà di fornire consulenze nutrizionali sempre più mirate e efficaci. 

In conclusione, il legame tra genetica e consumo di caffè ci offre una nuova prospettiva sulla nutrizione e sulla salute.  

 

Thorpe HHA, Fontanillas P, Pham BK, Meredith JJ, Jennings MV, Courchesne-Krak NS, Vilar-Ribó L, Bianchi SB, Mutz J; 23andMe Research Team; Elson SL, Khokhar JY, Abdellaoui A, Davis LK, Palmer AA, Sanchez-Roige S. Genome-wide association studies of coffee intake in UK/US participants of European ancestry uncover cohort-specific genetic associations. Neuropsychopharmacology. 2024 Jun 11. doi: 10.1038/s41386-024-01870-x. Epub ahead of print. PMID: 38858598.