La fibromialgia (FM) è una sindrome cronica complessa ad elevato impatto sociale che colpisce circa l’1,4% degli adulti a livello globale con prevalenza nella popolazione femminile adulta. Il sintomo protagonista è il dolore cronico diffuso, spesso associato ad un’ampia costellazione di sintomi soggettivi, tra cui affaticamento cronico, cefalee, disturbi del sonno e dell’umore (come ansia e depressione) che impattano negativamente sulla qualità della vita dei pazienti. L’eziologia della malattia è attualmente sconosciuta, il che rappresenta una sfida significativa per la diagnosi e il trattamento che in genere si concentra sull’attenuazione dei sintomi predominanti (dolore, sonno e umore). È importante sottolineare che l’approccio terapeutico è necessariamente di tipo multidisciplinare e deve essere fondato non solo sulla prescrizione farmacologica ma anche su programmi di cura individualizzati che comprendano diverse tipologie di interventi come la gestione dello stress e l’esercizio fisico.
Sebbene allo stato attuale non esistono indicazioni dietetiche uniformi o integrazioni raccomandate per il trattamento della fibromialgia, è noto che delle corrette abitudini alimentari possano migliorare la forma fisica, la salute mentale e le capacità cognitive. Le cattive abitudini alimentari potrebbero viceversa contribuire all’insorgenza e all’aggravamento dei sintomi. Pertanto, una dieta che garantisca l’apporto di tutti i macro e i micronutrienti e che permetta il mantenimento di un indice di massa corporea (IMC o BMI) compreso tra 18,5 e 24,9 kg/m² è consigliata nel trattamento di tutti i pazienti.
Che dieta seguire?
La dieta può avere sia un ruolo pro-infiammatorio (se ricca di grassi saturi, grassi trans, alcol, carne rossa, zuccheri semplici, alimenti ultra-processati e, per alcuni autori, glutine e latticini) sia un ruolo antinfiammatorio (grazie agli acidi grassi mono e polinsaturi, in particolare omega-3, e agli alimenti antiossidanti). Un intervento dietetico che escluda gli alimenti potenzialmente pro-infiammatori e includa quelli potenzialmente antinfiammatori può rappresentare un’opportunità per migliorare la sintomatologia riportata dai pazienti affetti da fibromialgia. Tuttavia, al momento, esistono solo prove limitate dell’efficacia di diete specifiche nella gestione della FM.
Grazie al suo ruolo antinfiammatorio, la letteratura corrente appare concorde sull’effetto positivo della dieta mediterranea nel migliorare il dolore e la qualità di vita dei pazienti. Un recente studio randomizzato controllato italiano di Casini et al. che includeva valutazioni cliniche, nutrizionali e dietetiche, ha confermato questo risultato. Sono stati reclutati 100 pazienti ambulatoriali (84 dei quali hanno completato lo studio) di età compresa tra 18 e 65 anni, con diagnosi di FM secondo i criteri dell’American College of Rheumatology (ACR del 2016), alla quale è stata assegnata una dieta mediterranea personalizzata (gruppo DIET) o una dieta bilanciata generale adattata al BMI (gruppo NODIET). Le raccomandazioni dietetiche sono state redatte da un team di nutrizionisti dell’Università di Siena che hanno valutato ogni caso del gruppo DIET con indicazioni personalizzate. Due mesi dopo l’inizio della dieta, il gruppo DIET ha mostrato un miglioramento significativo nella maggior parte dei parametri della fibromialgia, inclusi i punteggi di disabilità, affaticamento, depressione e ansia. I risultati sono in linea con gli studi presenti in letteratura che dimostrano come l’incidenza di dolore cronico e l’infiammazione siano significativamente inferiori nelle persone che seguono una dieta principalmente a base vegetale e con un basso punteggio DII (Dietary Inflammatory Index) caratterizzate da un elevato consumo di verdure, frutta, oli vegetali/di oliva e frutta secca rispetto ad un modello alimentare occidentalizzato ricco di carne rossa e alimenti ultra-processati.
Articolo a cura di
Amalia Prigione
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