Un’alimentazione adeguata ed equilibrata è essenziale per promuovere la crescita ottimale del bambino e per consentirgli di mantenere un buono stato di salute nel corso della vita. Dopo i primi 6 mesi di vita, fase in cui l’alimentazione del lattante si basa sul solo latte materno, quest’ultimo non riesce da solo a soddisfare le aumentate richieste nutrizionale del piccolo organismo in crescita ed è fondamentale, quindi, introdurre nuovi alimenti e passare ad un’alimentazione complementare.
A tal proposito, recentemente, la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), la Società Italiana per lo Sviluppo e le Origini della Salute e delle Malattie (SIDOHaD) e la Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE) hanno elaborato delle raccomandazioni basate sulle più recenti evidenze scientifiche così da aiutare i professionisti della salute e i futuri genitori a fornire i nutrienti necessari ai bambini per un corretto sviluppo.
Alimentazione complementare e assunzioni di riferimento
L’alimentazione complementare è quella fase, che va genericamente dai 6 ai 24 mesi, in cui il latte (materno o in formula, se non possibile l’allattamento al seno) non è più sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche e nutritive del lattante e risulta pertanto necessario introdurre nuovi alimenti.
Nonostante le raccomandazioni nutrizionali in Italia sottostiano a quanto promulgato dalle Linee Guida per una sana alimentazione (2), al fine di omogenizzare le raccomandazioni per la popolazione europea nel suo complesso, nel paper sono stati considerati i valori di riferimento proposti principalmente dall’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) (3,4). I diversi focus group, per elaborare delle raccomandazioni significative, hanno lavorato su aree tematiche differenti tra cui, ad esempio, la valutazione di quanto un apporto superiore in termini di energia e macronutrienti rispetto alle raccomandazioni, portasse a risultati metabolici e nutrizionali diversi sul breve e sul lungo periodo e sulle tempistiche di introduzione dei nuovi alimenti, se prima o meno dei 6 mesi. Dal lavoro congiunto ne sono conseguite 38 raccomandazioni ma, a seguire, verranno riportate esclusivamente quelle che hanno ottenuto un consenso del panel superiore al 90%.
Le raccomandazioni
1. Nei lattanti con un’adeguata crescita si raccomanda un’assunzione di energia, di carboidrati, di proteine e di grassi compresa nell’intervallo dei livelli di assunzione osservati in gruppi di popolazione sani, riportato dalle Organizzazioni/Società internazionali.
2. Si suggerisce di non superare il fabbisogno di carboidrati (soprattutto monosaccaridi e disaccaridi) con alimenti complementari per prevenire esiti sfavorevoli a medio e lungo termine, compresi sovrappeso e obesità più avanti nella vita. Così viene anche sconsigliato di superare un’assunzione proteica superiore al 14% dell’energia totale e di ridurre l’apporto di lipidi per le medesime ragioni.
3. Si raccomanda che nei lattanti sani allattati al seno con un buon incremento di lunghezza e peso, l’alimentazione complementare non venga introdotta prima dei 6 mesi di età.
4. Non si raccomanda nessun’altra età o periodo di tempo, ad esempio prima dei 4 mesi o dopo i 6 mesi per iniziare l’alimentazione complementare. Inoltre, l’età scelta come inizio dell’alimentazione complementare non deve essere considerata come misura preventiva per controllare le NCD: Sovrappeso/obesità, T2D e ipertensione.
5. Si sconsiglia il ricorso al latte vaccino non modificato come alternativa alle formulazioni specificatamente studiate per tal fascia di età e, per i bambini di età compresa tra i 12 e i 24 mesi che assumono latte, sembra preferibile l’uso di una formulazione (formule 12-24/36 mesi). Inoltre, per i bambini (12-24 mesi) che consumano latte vaccino in quantità superiori ai 500 mL/giorno, viene raccomandata la sottoposizione ad attenta valutazione nutrizionale.
6. Si sconsiglia l’adozione di pratiche di autosvezzamento (metodo BLW/BLISS) come strategia per prevenire l’obesità pediatrica.
7. Si promuove il ricorso responsive feeding (riconoscimento dei segnali di fame o sazietà espressi dal bambino) fin dai primi mesi di vita, continuando nella fase di svezzamento, poiché sembrano contribuire al raggiungimento di un peso adeguato durante i primi 2-3 anni di vita.
8. Si sconsiglia il ricorso a pratiche di responsive feeding caratterizzate da comportamenti dei caregiver non responsivi (stili restrittivi forzanti, indulgenti, premianti) potenzialmente influenti sui fenomeni di iper-nutrizione o di sotto-nutrizione.
9. Si suggerisce che uno specifico approccio di responsive feeding non dovrebbe essere incoraggiato o evitato al solo scopo di ridurre il rischio di soffocamento e che, in ogni caso, lasciare solo il bambino durante i pasti non sia una strategia da adottare.
La strategia adottata, inoltre, non consente in ogni caso di formulare ipotesi su quanto la stessa partecipi alla prevenzione di ipertensione o carie dentali sul lungo periodo.
10. Si raccomanda di introdurre il glutine nei tempi suggeriti (all’inizio dell’alimentazione complementare insieme agli altri alimenti) senza ritardare o anticipare la sua scoperta al solo scopo di prevenire l’insorgenza di malattia celiaca.
1. Caroli, M., Vania, A., Verga, M. C., Di Mauro, G., Bergamini, M., Cuomo, B., … & Umano, G. R. (2022). Recommendations on Complementary Feeding as a Tool for Prevention of Non-Communicable Diseases (NCDs)—Paper Co-Drafted by the SIPPS, FIMP, SIDOHaD, and SINUPE Joint Working Group. Nutrients, 14(2), 257.
2. CREA (2018). Linee Guida Per Una Sana Alimentazione. Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione: Roma, Italy.
3. European Food Safety Authority (EFSA). (2017). Dietary reference values for nutrients summary report (Vol. 14, No. 12, p. e15121E)
4. EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (NDA). (2013). Scientific Opinion on nutrient requirements and dietary intakes of infants and young children in the European Union. EFSA Journal, 11(10), 3408.