I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, o DNA (fino a non molto tempo fa definiti disturbi del comportamento alimentare), sono un problema non irrilevante per la sanità pubblica mondiale e nazionale, soprattutto in ragione del fatto che, tra i 3 milioni di soggetti affetti da questa patologia in Italia, il 70% sono adolescenti. In particolare, dai più recenti studi epidemiologici, emerge come alcuni di questi disturbi, tra cui bulimia e binge eating, insorgano sempre più frequentemente anche nei bambini in età prepubere, con conseguenze molto più gravi sul corpo e sulla mente.
Per arginare il fenomeno, dunque, dopo 10 anni dalla prima mappatura dei servizi assistenziali territoriali, è stato implementato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con il Ministero della Salute il Progetto MA.NU.AL., che ha consentito la prosecuzione, il consolidamento, l’aggiornamento, l’integrazione e la messa a regime di una mappatura formale nazionale per aiutare anche gli operatori sanitari ad accogliere i pazienti in Pronto Soccorso e avviare il giusto iter terapeutico.
Strutture ed operatori sanitari presenti
Su tutto il territorio nazionale sono state segnalate 91 strutture (tra ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali) ma, poiché il progetto è a adesione volontaria, potrebbero non essere state rappresentate tutte le realtà realmente esistenti. Di quelle censite, 48 si trovano al Nord, 14 al Centro e 29 tra Sud e isole e, tra tutte, risultano presenti 963 professionisti con qualifiche differenti. Tra questi, figurano soprattutto psicologi (24%), psichiatri o neuropsichiatri infantili (17%), infermieri (14%) e dietisti (11%). Sono inoltre presenti educatori professionali (8%), medici di area internistica e pediatri (5%), medici specialisti in nutrizione clinica e scienza dell’alimentazione (5%), tecnici della riabilitazione psichiatrica (3%), assistenti sociali (2%) ed infine fisioterapisti (1%) e operatori della riabilitazione motoria (1%).
Le differenti qualifiche presenti all’interno dei centri consentono di affrontare i Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione con un approccio multimodale. Tra gli interventi nutrizionali erogati, in particolare, si evidenziano principalmente counselling dietologico-nutrizionale (92%), somministrazione di integratori nutrizionali (90%) e riabilitazione nutrizionale (84%). Seguono l’erogazione di pasti assistiti (65%), la supplementazione nutrizionale orale (64%) e, in pazienti gravemente malnutriti, la nutrizione enterale (42%) e parenterale (33%).
Dati sull’utenza assistita
Il censimento consente di evidenziare anche i dati circa l’utenza assistita nei diversi centri.
Le diagnosi prevalenti (effettuate nel 87% dei casi con il DSM5 – Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) sono anoressia nervosa (42,3%), bulimia nervosa (18,2%) e disturbo di binge eating (14,6%) e ne sono affette principalmente le donne (90% dei pazienti censiti) tra cui spiccano giovani (13-25 anni, 59%) e giovanissime (<12 anni, 6%). Nell’anno di scoppio della pandemia, inoltre, si è assistito ad un aumento di richieste di assistenza, con 4.700 nuovi pazienti registrati.
Quanto evidenziato nel contesto emergenziale, forse in parte responsabile dell’ampliamento della platea e della recidività in alcuni pazienti, ha reso ulteriormente indispensabile la presenza di un sistema di identificazione dei centri di supporto, riassunti infatti alla fine della guida e in fase di continuo aggiornamento.
1. Mastrobattista L, Pacifici R (Ed.). (2022). Guida ai servizi territoriali per la cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (aggiornamento dicembre 2021). Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2022. (Strumenti di riferimento 22/S1).