Recenti dati riportano che, in media, gettiamo circa 75 grammi al giorno pro capite, ovvero 525 grammi a settimana, più di 27 chilogrammi all’anno. Nonostante questo valore rappresenti un calo del 12% rispetto all’indagine del 2022, lo spreco alimentare nelle nostre case rimane un problema dal forte impatto ambientale ed economico.
Un aspetto importante da considerare è il ruolo delle date di scadenza degli alimenti, responsabili del 10% del cibo sprecato lungo l’intera filiera alimentare e di molta confusione.
Questo perché le diciture “da consumare entro” e “da consumarsi preferibilmente entro”, presenti sulle confezioni di tutti gli alimenti che acquistiamo, non sono sempre comprese appieno dai consumatori. Secondo un sondaggio di Altroconsumo, il 56% delle persone intervistate ritiene che la scritta “da consumarsi preferibilmente entro” debba essere modificata. Questo per rendere più esplicito che i prodotti possano essere consumati in sicurezza anche dopo la data indicata.
Data di Scadenza e Termine Minimo di Conservazione: facciamo chiarezza
La confusione tra data di scadenza e termine minimo di conservazione è spesso un fattore chiave nello spreco alimentare. È cruciale allora capire che la data di scadenza, ovvero da dicitura “da consumare entro”, indica il limite entro il quale il prodotto dovrebbe essere consumato per garantire la massima sicurezza alimentare. Si applica a prodotti freschi, generalmente conservati in frigorifero e che hanno appunto una scadenza ravvicinata rispetto alla produzione.
Il termine minimo di conservazione (TMC), ovvero da dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” suggerisce che il prodotto è migliore in termini organolettici (aroma, colore, consistenza) se consumato entro tale data, ma rimane sicuro per la salute anche se consumato successivamente. Questa dicitura si applica soprattutto a prodotti come la pasta, le conserve in scatola, la passata di pomodoro, ovvero alimenti che possono essere conservati a lungo e che possono essere consumati anche uno o due mesi oltre il TMC, senza intaccare la salute del consumatore.
L’iniziativa dell’etichetta consapevole
È su questa distinzione che si concentra la campagna “etichetta consapevole” promossa da Too Good To Go. L’iniziativa, a cui hanno già aderito alcuni partener come Naturasì e Granarolo, invita i consumatori a prestare maggiore attenzione alle indicazioni sulle confezioni, specialmente riguardo al TMC. L’etichetta riporta l’indicazione “Spesso Buono Oltre” accompagnata da pittogrammi esplicativi che incoraggiano il consumatore a valutare il prodotto attraverso i propri sensi (vista, olfatto e gusto) senza fermarsi alla data. L’obiettivo è quello di sensibilizzare ed educare i consumatori per combattere lo spreco alimentare, contribuendo a ridurne il costo ambientale ed economico e promuovendo una gestione più responsabile dei nostri alimenti.
Referenze:
- Il “caso Italia” 2023: vale oltre 9 miliardi € lo spreco di cibo in Italia. La nuova indagine Waste Watcher racconta anche i consumi degli italiani. Spreco zero.
- L’etichetta consapevole di Too Good To Go – https://www.toogoodtogo.com/it/initiative/spesso-buono-oltre/etichetta-consapevole