Tutti conoscono il legame tra consumo di sale e pressione sanguigna, ma la dieta può modulare questa associazione? L’INTERMAP Study (International Study on Macro/Micronutrients and Blood Pressure) ha studiato una coorte di 4680 uomini e donne, tra i 40 e i 59 anni e con diversa provenienza geografica. Ciascun soggetto ha partecipato a 4 visite cliniche, nelle quali si misurava la pressione e si valutava l’escrezione urinaria di sodio e potassio, raccogliendo al contempo informazioni dettagliate sulla dieta dei soggetti nelle 24 ore precedenti l’analisi. L’associazione tra intake di sale e pressione, sistolica e diastolica, è stata studiata controllando per l’effetto di oltre 80 variabili dietetiche (es. proteine animali, beta-carotene, ferro, acidi grassi saturi, ecc.) considerate sia separatamente che raggruppate in 4 categorie (macronutrienti, vitamine, minerali e aminoacidi). Il quadro che si delinea è particolarmente interessante perché mostra come nessun nutriente possa attenuare in maniera significativa la relazione tra sodio e pressione sanguigna. Anche rispetto alla dieta DASH, il cui effetto sulla riduzione della pressione è comprovato, la variabile “consumo di sale” si comporta in maniera indipendente.
Questi risultati dovrebbero avere pronte implicazioni a livello di salute pubblica, fungendo da base per orientare l’industria alimentare verso una progressiva riduzione del sale negli alimenti.
Stamler J., Chan Q., Daviglus M.L., Dyer A.R., Van Horn L., Garside D.B., Miura K., Wu Y., Ueshima H., Zhao L. and Elliott P. (2018). Relation of Dietary Sodium (Salt) to Blood Pressure and Its Possible Modulation by Other Dietary Factors. Hypertension.