Secondo un grande studio prospettico di coorte i cui risultati sono stati recentemente pubblicati su BMC Medicine, chi segue una dieta vegana ha un rischio più elevato di fratture totali e in alcune sedi specifiche (anca, gambe e vertebre) rispetto a chi consuma carne.
I dati analizzati dal team di ricercatori provengono dall’EPIC-Oxford, un grande studio di popolazione realizzato in UK che ha coinvolto circa 65.000 soggetti reclutati a partire dal 1993.
Al momento del reclutamento (1993-2001) i partecipanti hanno compilato un questionario con domande relative a dieta, stile di vita, storia medica e condizione socioeconomica, compilato successivamente una seconda volta anche nel 2010. Alla luce di quanto emerso da entrambi i questionari in merito alla dieta, i soggetti sono stati suddivisi in 4 gruppi: carnivori/onnivori (n=29.380), pescetariani (n=8.037; che non consumano carne ma mangiano comunque pesce), vegetariani (n=15.499; che eliminano sia carne che pesce ma che comunque consumano latte e latticini e/o uova), vegani (n=1982; che consumano solo alimenti di origine vegetale). I partecipati sono stati quindi seguiti fino al 2016 per studiare gli outcomes di interesse (in questo caso fratture totali e in sedi specifiche), con un follow-up totale medio di quasi 18 anni. Nel periodo di interesse sono state registrate 3941 fratture totali, di cui le più frequenti sono state quelle dell’anca (n=946), seguite da quelle del polso, del braccio, della caviglia, della gamba e di altri siti principali.
Dall’analisi, dopo aggiustamento per fattori di confondimento come lo stile di vita e l’indice di massa corporea (BMI), è risultato che nei vegani il rischio di frattura totale (in qualsiasi parte del corpo) era più alto del 43% e che avevano anche un maggior rischio di frattura in alcune sedi specifiche, rispetto agli onnivori. In particolar modo, il rischio di fratture dell’anca nei vegani era 2,3 volte superiore a quello degli onnivori/carnivori, pari a 15 casi in più ogni 1000 persone in 10 anni. Sebbene in misura minore, anche il gruppo dei vegetariani e quello dei pescetariani aveva un più elevato rischio di fratture dell’anca rispetto agli onnivori. Inoltre, rispetto agli onnivori, i vegani avevano anche un rischio doppio di frattura della gamba e un rischio aumentato del 60% di frattura in altri siti principali (clavicola, costola e vertebre).
Tuttavia, è importante considerare che le differenze nel rischio di fratture tra i gruppi erano più forti quando il BMI non era tra i fattori di aggiustamento e si sono ridotte con l’inclusione anche del calcio assunto con la dieta e dell’intake proteico tra i fattori confondenti (rimanendo comunque significative). Proprio il BMI più basso e la minor assunzione di calcio e di proteine osservata tra i “non-consumatori” di carne potrebbero quindi spiegare in parte il maggior rischio di fratture. Come affermato dal primo autore dello studio “Diete ben bilanciate e prevalentemente vegetali possono migliorare i livelli di alcuni nutrienti e sono state correlate a un minor rischio di alcune malattie, tra cui malattie cardiache e diabete. Tutti gli individui dovrebbero tenere conto dei benefici e dei rischi della loro dieta e assicurarsi di assumere livelli adeguati di calcio e proteine e mantenere anche un BMI sano, corrispondente alla condizione né di sottopeso né di sovrappeso.”
Infine, come dichiarato dagli autori tra i limiti dello studio, è importante considerare che non è stato possibile fare una distinzione tra fratture causate da fragilità ossea e fratture traumatiche e che non erano disponibili informazioni sull’eventuale utilizzo di integratori di calcio nei diversi gruppi.
Saranno necessari ulteriori studi, soprattutto da popolazioni non europee, per esplorare tutti i possibili fattori coinvolti ed eventualmente confermare questi risultati.
Tong, T. Y., Appleby, P. N., Armstrong, M. E., Fensom, G. K., Knuppel, A., Papier, K., … & Key, T. J. (2020). Vegetarian and vegan diets and risks of total and site-specific fractures: results from the prospective EPIC-Oxford study. BMC medicine, 18(1), 1-15.