Il 28 marzo 2022 ricorre la Giornata Mondiale dell’Endometriosi, istituita per porre l’attenzione su una malattia che può essere fortemente invalidante per le donne che ne soffrono (1). In ragione di ciò, è importante inquadrare le diverse strategie che possono essere messe in atto per ridurre l’impatto di questa condizione e, tra queste, sembrerebbe avere un ruolo minore anche la dieta.
Quest’ultima, in particolare, sembra avere un impatto positivo soprattutto per quel che riguarda la percezione del dolore. Questo almeno è quanto emerge in due revisioni pubblicate sull’European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology, dove tuttavia viene rincarata la necessità di svolgere ulteriori studi per confermare ulteriormente la validità dei risultati (2-3).
Endometriosi: che cos’è?
Con il termine endometriosi si intende la presenza dell’endometrio, o mucosa che normalmente riveste la cavità uterina, all’esterno dell’utero e può interessare la donna dal menarca sino alla menopausa. Sebbene sia ritenuta una patologia dell’età riproduttiva, sono descritti rari casi di endometriosi anche in postmenopausa, soprattutto in donne che assumono trattamenti ormonali sostitutivi. In Italia la prevalenza di endometriosi tra le donne in età fertile è del 10-15%. Il picco diagnostico si verifica tra i 25 e i 35 anni, ma la patologia può comparire anche ad età inferiori (1).
Il trattamento migliore per il dolore pelvico cronico tipico dell’endometriosi sembra essere quello farmacologico, chirurgico e psicoterapeutico, tuttavia, anche l’alimentazione sembra giocare un ruolo non irrilevante (2-3).
Alimentazione: quali gli approcci possibili?
Nonostante non siano ancora presenti delle Linee Guida ufficiali o delle raccomandazioni condivise su quali approcci nutrizionali adottare per ridurre l’impatto dell’endometriosi nella vita delle donne che ne sono affette, sia la recente revisione della letteratura (2), sia un’altra interessante revisione pubblicata precedentemente sulla stessa rivista (3), offrono una panoramica degli approcci che sembrano partecipare positivamente alla riduzione del dolore.
Cosa riporta la revisione più recente?
La revisione sistematica, dopo aver identificato gli studi papabili, ha selezionato esclusivamente quelli considerati di alta qualità e a basso rischio di distorsione. È stata esplicitata anche l’impossibilità di effettuare una meta-analisi in quanto gli studi presentano differenze nella tipologia di regime dietetico, nel sistema di misurazione dei risultati, nella popolazione, nella durata e nel disegno di studio (2).
Tra gli studi inclusi, in ogni caso, sono stati valutati approcci dietetici differenti e tutti, quale più quale meno, potenzialmente validi: in primis una dieta caratterizzata da un’elevata assunzione di acidi grassi polinsaturi (PUFA), come quella Mediterranea, risulta la più efficace; a seguire invece sembrano validi (seppur più restrittivi) gli approcci dietetici a basso contenuto di FODMAP, le diete senza glutine e le diete a basso contenuto di nichel. Questi regimi dietetici condividono tra loro un’azione positiva sulla risposta infiammatoria e pertanto sembrano capaci di diminuire la percezione del dolore nelle donne con endometriosi interagendo con l’input viscerale e diminuendo così la sensibilizzazione centrale (2).
E la revisione precedente?
La revisione pubblicata precedentemente dal titolo “Endometriosis, dysmenorrhoea and diet” affronta invece gli effetti che la dieta può avere su endometriosi e dismenorrea (3) e, in minor misura, quanto la dieta intervenga nella limitazione del dolore associato alla malattia. Anche in questo caso gli studi analizzati offrono risultati non sufficienti e di difficile confronto.
Nel complesso, tuttavia, anche in questo caso viene enfatizzata la valenza nel consumo di grassi omega-3 per limitare le complicazioni. In particolare, questa revisione riporta quanto un alto apporto di acidi grassi omega-3, vitamine e minerali (soprattutto magnesio, vit. B1, B3 ed E) potrebbe migliorare il dolore e le contrazioni uterine spastiche. Al contrario, il consumo di acidi grassi trans è inquadrato come un fattore di rischio modificabile.
Un alto apporto di vegetali e frutta potrebbe aiutare il sistema immunitario e rispondere al danno prodotto da un eccesso di radicali liberi. Infine, alimenti come cereali integrali, legumi e verdure potrebbero risultare positivi andando a contrastare stress ossidativo, alterazioni nel metabolismo dei lipidi e anomalie epigenetiche.
In ragione di quanto riportato nelle due revisioni analizzate emerge come attualmente, a prescindere dai limitati studi su FODMAP, nichel e glutine, non vi sia una reale terapia dietetica o un particolare trattamento per queste condizioni. Condivisa in entrambe le revisioni è la raccomandazione di seguire un’alimentazione equilibrata basata sul modello mediterraneo, associata ad un sano stile di vita da portare avanti in maniera costante e duratura nel tempo. Tuttavia, per raccomandazioni ufficiali, sarà necessario aspettare maggiori studi sul tema e la pubblicazione di Linee Guida condivise.
1. Ministero della Salute. (2022). Giornata mondiale endometriosi: 28 marzo 2022.
2. Sverrisdóttir, U. Á., Hansen, S., & Rudnicki, M. (2022). Impact of diet on pain perception in women with endometriosis: a systematic review. European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology.
3. Hansen, S. O., & Knudsen, U. B. (2013). Endometriosis, dysmenorrhoea and diet. European Journal of Obstetrics & Gynecology and Reproductive Biology, 169(2), 162-171.