Caffè e ammazzacaffè sono un rito parecchio diffuso tra gli italiani, soprattutto dopo i pasti abbondanti che spesso caratterizzano il periodo delle feste. È infatti abbastanza comune che al termine di un pasto più ricco del solito si cerchi qualche “aiutino” per digerire. In verità però, gli ammazzacaffè, ovvero tutti quegli amari, liquori e distillati alle erbe comunemente chiamati anche “digestivi”, di digestivo hanno ben poco, e più che facilitare la digestione, la rallentano.
Infatti, l’assunzione di alcol, sebbene causi un aumento della secrezione gastrica provoca anche un’alterazione dei tempi di svuotamento dello stomaco, ovvero un suo rallentamento. Inoltre, l’etanolo è un forte irritante per lo stomaco, tant’è che in caso di problemi gastrici la prima raccomandazione è quella di eliminare gli alcolici.
Non è da sottovalutare inoltre il carico di lavoro aggiuntivo a cui è sottoposto il fegato in seguito al consumo di alcol. Una volta assunto, l’alcol viene assimilato in gran parte a livello del primo tratto dell’intestino, distribuendosi poi attraverso il sangue in tutti i liquidi corporei; ma questo composto (che, ricordiamolo, è nocivo per l’organismo) deve essere rapidamente metabolizzato ed eliminato, proprio dal fegato. La capacità e la velocità del fegato di eliminare l’alcol è però limitata e dipende dalla quantità di massa epatica metabolicamente attiva: un individuo medio di 70 kg può metabolizzare circa 7-10 g di alcol l’ora. Questo aiuta a comprendere l’entità dello sforzo che deve fare quest’organo per metabolizzare i circa 12 g di alcol che sono contenuti mediamente in un bicchierino di amaro. E non è l’unico processo a cui il fegato si deve dedicare, considerando in generale il suo contributo a tutti i processi digestivi.
Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (2019). Linee guida per una sana alimentazione 2018