Una maggiore assunzione di grassi del latte si associa ad un più basso rischio di eventi cardiovascolari (CVD). È quanto emerge da uno studio di coorte svedese pubblicato recentemente sulla rivista Plos Medicine (1).
A fronte del crescente consumo di latticini e dell’insorgenza di malattie cardiovascolari, lo studio ha voluto indagare l’associazione che intercorre tra questi misurando i livelli ematici di alcuni acidi grassi che si trovano negli alimenti lattiero-caseari. In particolare, è stata studiata l’associazione tra acido pentadecanoico nel siero (o 15:0, un valido biomarcatore per l’assunzione dei grassi del latte), eventi cardiovascolari (CVD) e mortalità per tutte le cause. I dati di coorte sono stati poi incorporati in una revisione sistematica di studi prospettici che hanno valutato le associazioni dei biomarcatori di grassi dei latticini circolanti o del tessuto adiposo (15:0, 17:0 e t16:1n-7) con i CVD o la mortalità per tutte le cause (1).
I biomarcatori correlati al consumo di grassi lattiero-caseari, tra cui le proporzioni circolanti e adipose di acido pentadecanoico (acido grasso saturo a 15 carboni, 15:0), acido eptadecanoico (17:0) e acido trans-palmitoleico (t16:1n7) sono un valido strumento per evidenziare il consumo di latticini da parte di un individuo limitando gli errori che invece deriverebbero da un questionario dietetico (2).
I partecipanti allo studio sono stati selezionati dalla coorte di Stoccolma dei sessantenni (60YO), utilizzata in studi precedenti (3,4), per un totale di 4232 soggetti (52% donne), successivamente sottoposti a screening sanitario, prelievo ematico ed esaustivo questionario.
A seguito dell’analisi effettuata è stato possibile evidenziare come livelli superiori di acido pentadecanoico circolante fossero associati ad un rischio di CVD inferiore. Per supportare questo risultato, i ricercatori hanno condotto una revisione sistematica della letteratura ed una metanalisi su studi affini che includessero altre popolazioni oltre a quella svedese (1).
La revisione sistematica ha identificato, oltre al precedente, altri 17 studi in linea con i criteri di inclusione scelti. I 18 studi hanno raccolto 42,736 partecipanti e, in alcuni casi, mostrato la correlazione tra eventi cardiovascolari, mortalità e consumo di latticini, utilizzando non solo il biomarcatore 15:0, ma anche l’acido eptadecanoico 17:0 e l’acido trans-palmitoleico t16:1 n-7La metanalisi infine ha mostrato come livelli più elevati di entrambi i biomarcatori di grassi lattiero-caseari a catena dispari (15:0 e 17:0), ma non t16:1n-7, siano associati a un rischio inferiore di malattie cardiovascolari.
Questi risultati richiederanno ulteriori studi clinici e sperimentali per accertare il rapporto e il possibile ruolo di alcuni latticini sulla prevenzione di eventi cardiovascolari.
- Trieu, K., Bhat, S., Dai, Z., Leander, K., Gigante, B., Qian, F., … & Marklund, M. (2021). Biomarkers of dairy fat intake, incident cardiovascular disease, and all-cause mortality: A cohort study, systematic review, and meta-analysis. PLoS medicine, 18(9), e1003763.
- Imamura, F., Fretts, A., Marklund, M., Ardisson Korat, A. V., Yang, W. S., Lankinen, M., … & Fatty Acids and Outcomes Research Consortium (FORCE). (2018). Fatty acid biomarkers of dairy fat consumption and incidence of type 2 diabetes: a pooled analysis of prospective cohort studies. PLoS medicine, 15(10), e1002670.
- Marklund, M., Leander, K., Vikström, M., Laguzzi, F., Gigante, B., Sjögren, P., … & Riserus, U. (2015). Polyunsaturated fat intake estimated by circulating biomarkers and risk of cardiovascular disease and all-cause mortality in a population-based cohort of 60-year-old men and women. Circulation, 132(7), 586-594.
- Carlsson, A. C., Wändell, P. E., De Faire, U., & Hellénius, M. L. (2008). Risk factors associated with newly diagnosed high blood pressure in men and women. American journal of hypertension, 21(7), 771-777.