Parliamo sempre più di microbiota intestinale (MI), ossia la comunità microbica che popola l’intestino, composta da un vasto numero di batteri, virus, funghi e protozoi. In particolare, i batteri intestinali svolgono una serie di funzioni fondamentali che non possiamo trascurare nella valutazione nutrizionale dei nostri pazienti.
Rivediamo dunque ciò che è emerso al 18° Nutrimi – Forum di Nutrizione Pratica durante la presentazione del Prof. Fabio Pace, Direttore UOC Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’Ospedale Bolognini di Seriate, ASST Bergamo Est.
Durante la sua relazione, il Prof Pace ci ha fornito molteplici spunti per prendere coscienza di quanto il microbioma permea più lati della salute umana di quelli che eravamo abituati a considerare.
Il Microbioma umano intestinale è costituito da circa 50 phyla diversi, tra cui i due più rappresentativi sono i Firmicutes e i Bacteroidetes, che rappresentano circa il 90% dei batteri intestinali. La loro distribuzione all’interno del tratto gastrointestinale, tuttavia, varia da sito a sito, in modo da essere adattata alla particolare funzione fisiologica che svolgono. Dall’esofago al retto, si potrebbe quasi parlare di biogeografia delle specie “indigene” dell’apparato digerente e le tecniche di metagenomica non fanno altro che espandere la nostra conoscenza di base sui vari distretti e le sottopopolazioni di batteri che lo abitano.
Inoltre, la composizione del microbiota intestinale è un’entità che cambia nel corso della vita, influenzata da diversi fattori, tra cui la nostra dieta e l’uso di farmaci come gli antibiotici. Rappresenta quindi un’entità dinamica in continua evoluzione, che risponde a ogni pasto che ingeriamo, ai fattori ambientali e a tutte le sostanze che ingeriamo. Lo fa già dai primi giorni di vita, ad esempio, i bambini nati per via vaginale presentano un microbiota intestinale diverso da quello dei bambini nati per parto cesareo. Anche l’allattamento al seno ha un effetto sulla composizione del microbiota intestinale, in quanto favorisce la crescita di batteri benefici come le Bifidobacteriaceae.
E se questo delicato equilibrio viene disturbato? Qui entra in gioco la perturbazione composizionale e/o funzionale del MI o “disbiosi”. Una disbiosi può predisporre l’organismo a malattie croniche quali aterosclerosi, obesità, malattie infiammatorie intestinali e ad altre malattie autoimmuni. Tuttavia, i meccanismi alla base di queste associazioni sono ad oggi ancora oggetto di studio.
La dieta è uno dei principali fattori che influenzano la composizione del microbiota intestinale. In particolare, la dieta occidentale, ricca di grassi, proteine e zuccheri raffinati è associata a un aumento di batteri patogeni e a una riduzione dei batteri benefici. D’altra parte, una dieta ricca di fibra e sostanze vegetali favorisce la crescita di batteri benefici come i Lactobacilli e i Bifidobatteri.
In definitiva, conoscere il nostro microbiota intestinale può avere un impatto significativo sulla salute e il benessere generale dei nostri pazienti in ogni momento della loro vita e in ogni condizione patologica.
Bibliografia
- Dupont HL, Jiang ZD, Dupont AW, Utay NS. The intestinal microbiome in human health and disease. Trans Am Clin Climatol Assoc. 2020;131:178-197.
- Singh RK, Chang HW, Yan D, et al. Influence of diet on the gut microbiome and implications for human health. J Transl Med. 2017;15(1):73