Il consumo di alcol è un problema di salute pubblica, tanto che in Europa è il terzo fattore di rischio per malattia e morte prematura, dopo fumo e ipertensione arteriosa. I dati nazionali italiani sul consumo vengono elaborati ogni anno dall’Osservatorio Nazionale Alcol (ONA) dell’Istituto superiore di sanità: proprio pochi giorni fa è stato pubblicato il nuovo rapporto, con i dati del 2018, che evidenzia una situazione di allerta e che sarà fondamentale continuare a monitorare anche in relazione alla pandemia.
In Italia i consumatori, considerando gli individui con età ≥11 anni, sono in aumento per tutte le tipologie di alcolici: da 54% a 57% per il vino – il cui consumo aumenta soprattutto tra le donne – dal 48% al 50,4% per la birra; per gli aperitivi alcolici il consumo è aumentato del 4,8% per gli uomini e del 10% per le donne; +2,4% per liquori e superalcolici.
Hanno dichiarato di aver abitualmente ecceduto nel consumare bevande alcoliche il 14,2% degli uomini e il 6,1% delle donne, per un totale di circa 5.500.000 di italiani. I “binge drinker”, coloro che fanno uso di elevate quantità di alcol in un’unica occasione, raggiungono i valori massimi tra i 18-24enni per poi diminuire con l’età.
Nel complesso, circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra 65enni sono da considerarsi a rischio per patologie e problematiche correlate all’alcol, gli uomini più delle donne.
Le linee guida per una sana alimentazione ribadiscono la necessità di non superare le quantità di alcol definite a minor rischio: sotto i 18 anni qualunque consumo, anche occasionale, deve essere evitato; per le donne adulte e gli over 65, il consumo giornaliero dovrebbe essere inferiore a 1 unità alcolica (UA) – pari circa a una lattina di birra (330 ml), un bicchiere di vino (125 ml) o un bicchierino di liquore (40 ml) – mentre per gli uomini non dovrebbe superare le 2 UA al giorno.
A fronte di questi dati è fondamentale incoraggiare azioni di promozione della salute volte a motivare la popolazione a scegliere uno stile di vita sano, in maniera consapevole e autonoma, specialmente nei soggetti più a rischio. I dati, relativi a oltre un anno fa, sono anche da ricontestualizzare all’interno del nuovo scenario di aumento delle vendite di alcol registrato durante la pandemia: a maggior ragione, saranno necessarie valutazioni e interventi di salute pubblica da porre all’attenzione dei decisori politici.
Scafato, E., Ghirini, S., Gandin, C., Vichi, M., Matone, A., Scipione, R. & il gruppo di lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol). Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto. 2020. Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2020. (Rapporti ISTISAN 20/7).