Nel mese di maggio il Nutri-Score è stato un tema caldo, in Italia come nel resto d’Europa: la lettera inviata al Direttore Generale dell’OMS è un chiaro segnale dell’orientamento contrario del nostro governo sulla questione, seppure siano diversi gli esperti e i media che si battono a favore dello ‘sdoganamento’ dell’etichettatura a semaforo anche in Italia. È stata inoltre attivata da alcuni giorni una raccolta firme a livello internazionale per chiedere alla Commissione Europea di rendere obbligatoria l’etichetta a semaforo, attualmente in vigore in Francia e in Belgio, in tutti i Paesi dell’Unione, ma la questione non è per nulla semplice, così come non è semplice identificare un sistema di etichettatura facilmente consultabile e che possa favorire scelte alimentari informate e più corrette, senza dover accettare semplificazioni e generalizzazioni. Siamo sicuri che l’apposizione in etichetta di 5 lettere e altrettanti colori assegnati ai prodotti alimentari sia il modo più efficace di favorire scelte alimentari più corrette? Senza entrare nel merito del calcolo (per il quale si rimanda ai documenti ufficiali), ci si chiede se un approccio del genere possa fomentare nel consumatore la deleteria percezione dualistica di alimenti “buoni” e “cattivi”, facendo dimenticare ancora una volta che sono la corretta alimentazione (promossa da attività di educazione alimentare da parte di professionisti) e uno stile di vita sano nel suo insieme a fare la differenza per la salute.
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