Negli angoli appartati delle cucine, dai ristoranti alle abitazioni, fino alle fabbriche dell’industria alimentare, giace un tesoro spesso trascurato: gli oli da cucina esausti. Questi oli, una volta utilizzati per friggere, cucinare o confezionare, troppo spesso finiscono smaltiti tra i rifiuti o, ancor peggio, riversati direttamente nelle acque di scarico. Nonostante vengano denominati “esausti”, in realtà avrebbero ancora una lunga vita davanti a sé. Questi oli, infatti, possono trasformarsi da rifiuti in risorse preziose, grazie a processi innovativi e dall’impatto ambientale positivo.
L’importanza del recupero, a casa e oltre
In Italia, l’uso di oli vegetali in cucina è una tradizione radicata. Tuttavia, cosa accade una volta che questi oli, utilizzati per cucocere, friggere e conservare hanno svolto il loro compito? Un’abitudine dannosa, spesso sottovalutata, riguarda lo smaltimento degli oli di scarto nei lavandini e nei wc. Questa pratica, apparentemente innocua e purtroppo ancora molto diffusa, si traduce in gravi conseguenze ambientali ed economiche. Non tutti sono consapevoli, infatti, che gli oli da cottura rientrano nella categoria dei rifiuti speciali, non biodegradabili e altamente inquinanti.
Il suo smaltimento nei lavandini può causare accumulo nelle tubature, portando a restrizioni del flusso d’acqua e ostruzioni costose da sistemare. Tuttavia, il problema più grave sorge quando l’olio raggiunge i sistemi fognari, danneggiando i depuratori e, successivamente, gli ecosistemi acquatici. Una volta negli ambienti acquatici, l’olio forma un sottile strato sulla superficie dell’acqua, noto come “film oleoso”, che ostacola l’ingresso di luce solare e ossigeno, danneggiando la vita e l’equilibrio degli ecosistemi acquatici.
È quindi chiaro che la corretta gestione dei nostri scarti sia fondamentale: è necessario raccoglierlo in recipienti sigillati, come bottiglie o taniche di plastica, e portarlo ai punti di raccolta specifici presenti sul territorio per dargli nuova vita ed evitare di diffonderlo nell’ambiente.
Rinascita dell’olio esausto: dalla padella al serbatoio
Diversamente da molti altri tipi di rifiuti, gli oli esausti possono essere completamente riciclati, senza sprechi. Nel mondo, una parte degli oli da cucina esausti viene già avviata al riciclo, e attraverso un trattamento adeguato vengono trasformati in risorse preziose, come bio-lubrificanti per macchinari agricoli e nautici, saponi, cosmetici, inchiostri, ma soprattutto biodiesel.
Il biodiesel è un carburante prodotto da fonti rinnovabili, come appunto gli oli vegetali, e rappresenta un’alternativa ecologica al diesel tradizionale. Per comprendere quanto il riciclo sia realmente applicabile nella quotidianità, un esempio concreto viene dalla partnership tra McDonald’s UAE e Neutral Fuels, che dal luglio 2011 ha permesso di trasformare gli oli esausti delle cucine dei ristoranti del colosso in biodiesel, utilizzato quindi per alimentare l’intera flotta di camion di McDonald’s negli Emirati Arabi. Grazie a questa iniziativa, sono stati percorsi oltre 22 milioni di km utilizzando esclusivamente il biocarburante prodotto dagli oli di scarto, riducendo le emissioni di CO2 di oltre 25 milioni di kg.
Fonti:
– REA Risorse Ambientali. https://www.reaspa.it/
– M.U.H. Suzihaque et al. Biodiesel production from waste cooking oil: A brief review. 2022. Materials Today: Proceedings.