Secondo la Food and Agricolture Organization (FAO), lo spreco alimentare interessa circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello globale (1). In questa quota, lo spreco prodotto a livello domestico rappresenterebbe circa il 20% del totale (1) e – in base agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile – ciascun Paese dovrebbe impegnarsi, entro il 2030, a quantificarlo e dimezzarlo (2).
Per quanto riguarda l’Italia, gli studi finora condotti sullo spreco alimentare a livello domestico si sono basati sull’uso di questionari, con svariate criticità metodologiche. Per la prima volta, nel 2017, un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari dell’Università di Bologna, ha implementato uno studio sullo spreco alimentare domestico abbinando all’uso del questionario anche quello di un diario, con il duplice scopo di testare l’affidabilità dei 2 metodi di rilevazione e analizzare più nel dettaglio i volumi e le motivazioni alla base dello spreco alimentare domestico in Italia (3).
Ad un campione di 388 famiglie sparse sul territorio nazionale è stato chiesto di compilare un diario, per un’intera settimana, riportando dopo ogni pasto il dettaglio di quanto veniva gettato (inclusi gli alimenti gettati direttamente dalla dispensa); in seguito, a ciascuna famiglia è stato somministrato un questionario volto ad indagare le abitudini di acquisto e di preparazione degli alimenti, la gestione degli avanzi, la percezione di spreco e le motivazioni personali alla base delle scelte effettuate (3). I dati raccolti si riferivano sia agli scarti alimentari commestibili che a quelli non commestibili, tuttavia i dati utilizzati ai fini dell’analisi sono solo quelli relativi agli scarti commestibili (3).
Quanto cibo sprechiamo ogni settimana?
In base ai risultati, l’italiano medio sprecherebbe circa mezzo kilo di cibo a settimana, corrispondenti a quasi 28 kg l’anno. Oltretutto, se si considera che in base a uno studio pilota precedente condotto dallo stesso gruppo di ricerca che questo metodo di rilevazione dello spreco sarebbe soggetto ad una sottostima da parte dei rispondenti pari circa al 20%, lo spreco alimentare annuale di un italiano aumenterebbe da 28 kg a 33 kg (3).
Considerando il dato per nucleo famigliare, una famiglia italiana composta da più quattro persone getterebbe settimanalmente 1,4 kg di alimenti e il Nord farebbe significativamente meglio del Sud, sprecando quasi la metà (3).
Come ci si potrebbe aspettare, lo spreco aumenta significativamente con la numerosità delle famiglie, anche se in maniera non lineare: le famiglie con 1 solo componente sprecherebbero circa la metà rispetto a quelle con 4 o più persone. Invece, all’interno di famiglie con figli minorenni, il consumo settimanale pro-capite sarebbe significativamente inferiore rispetto alle famiglie senza figli minorenni (3).
Quali alimenti vengono buttati via più spesso e perché?
Gli alimenti più soggetti a spreco sono risultati, nell’ordine, verdura (136 g/persona/settimana), latte/latticini (92 g), frutta (86 g), prodotti da forno (61 g), pasta, riso e cereali (40 g), carne e derivati (34,5 g). Tutti gli altri prodotti sarebbero interessati da scarti per una quantità inferiore a 20 g per persona a settimana (3).
In quasi 1 caso su 2, lo spreco è dovuto ad alimenti avariati. Segue la motivazione “gusto personale” con il 25,8% delle risposte (in questa categoria rientra ad esempio il pane gettato perché raffermo) (3) e poi la motivazione “porzioni eccessive” con il 18,2%. Altri motivi come l’avanzo prodotto dai bambini, imprevisti (ad esempio alimenti bruciati o caduti a terra) e alimenti acquistati in eccesso contavano meno del 6% ciascuno (3).
Sono state analizzate le motivazioni associate allo spreco anche considerando le singole categorie alimentari (Fig. 1), evidenziando ad esempio come latte e latticini fossero i più soggetti ad essere gettati poiché avariati, seguiti da frutta e verdura (3).
Fig. 1 – Quantità di rifiuti alimentari commestibili, suddivisa per categoria di prodotti e ragione (media); (Sustainability, 2019, 11(12), 3381).
Quanto siamo consapevoli di ciò che sprechiamo?
Comparando i risultati emersi dai diari e dai questionari, emerge una consapevolezza dello spreco alimentare fortemente distorta: ad esempio, tra coloro che dichiaravano – nel questionario – di sprecare meno di 200 g di alimenti a settimana, lo spreco misurato con il diario ammontava a 5 volte tanto, circa 1 kg. Solo il 16,8% delle famiglie dichiarerebbe di produrre una quantità di spreco alimentare effettivamente in linea con il risultato emerso dai diari (3).
Fig. 2 – Differenza tra risposta fornita tramite questionario (sezione blu) e media dello scarto stimata dai diari (sezione blu + rossa); (Sustainability, 2019, 11(12), 3381).
- Food and Agricolture Organization – FAO. (2013). Food wastage footprint: Impacts on natural resources. FAO.
- SDG 12.3. n.d. Available online: https://champions123.org/target-12-3/ .
- Giordano, C., Alboni, F., & Falasconi, L. (2019). Quantities, determinants, and awareness of households’ food waste in Italy: A comparison between diary and questionnaires quantities. Sustainability, 11(12), 3381.