Sul web è possibile imbattersi in diete miracolose che promettono una riduzione del peso in tempi davvero ridotti. Sfatiamo subito questo mito: perdere peso non significa dimagrire. In molti di questi casi, infatti, quello che viene perso è principalmente acqua e massa magra, e se l’obiettivo da raggiungere è uno stato di salute e benessere personali, questa non può essere la strada giusta poiché massa magra e idratazione sono fattori da preservare per un corretto equilibrio del nostro organismo.
Anche quando si attribuisce l’eccesso ponderale all’eccessiva presenza di liquidi, tuttavia, si può andare incontro ad errori di valutazione del proprio stato. Il sovrappeso, infatti, non implica necessariamente un errato drenaggio dei liquidi del nostro corpo e “autodiagnosticarsi” il disturbo di ritenzione idrica può essere fuorviante in quanto spesso la stessa è manifestazione di patologie più gravi. Come capire dunque se il sovrappeso è dovuto a ritenzione o invece ad un accumulo di massa grassa?
1. La ritenzione idrica non è evidenziabile senza esami specifici
Come ormai noto, i metodi per valutare lo stato nutrizionale dei diversi soggetti si differenziano in base agli obiettivi da raggiungere. A tal proposito, tra le metodologie antropometriche più utilizzate anche nella “autodiagnosi” (in ogni caso sconsigliata), primeggia l’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI), una misura predittiva che tuttavia non consente di evidenziare la reale correlazione tra un aumento di peso e la localizzazione di questo aumento in uno specifico distretto del proprio organismo (dunque non differenzia massa grassa e magra) (1).
Per poter effettivamente attribuire la “responsabilità” di un aumento di peso all’accumulo di liquidi sono necessari esami specifici (e dunque non fattili autonomamente ma solo da esperti qualificati) come, ad esempio, la bioimpedenziometria (BIA).
Quest’ultima è un metodo utilizzato per valutare la composizione corporea nella pratica clinica che si basa sulla differenziazione della tipologia di tessuto in base alle specifiche proprietà di conduzione degli stessi (2) (i fluidi cellulari sono tendenzialmente conduttori mentre le membrane condensatori). Dunque, senza esami di questa natura, attribuire il sovrappeso a condizioni di ritenzione idrica non è supportato dall’evidenza scientifica.
2. L’acqua corporea è spesso presente in minori percentuali nei soggetti in sovrappeso rispetto ai normopeso
La quantità di acqua totale nel corpo umano varia in base a diversi fattori (età, sesso, composizione corporea, peso) passando dall’85% sul totale del peso corporeo nei neonati fino a circa un 50-75% negli adulti. Se negli individui normopeso la massa grassa copre il 15-20% del peso totale per gli uomini e il 20-25% per le donne, nei soggetti sovrappeso o obesi invece occupa una percentuale superiore arrivando anche a superare il 35-40% del peso complessivo. Questa quota superiore, dunque, preclude l’attribuzione dei chili di troppo all’acqua in eccesso poiché, come noto, una maggior presenza di massa grassa, implicita un quantitativo di liquidi inferiore (il tessuto adiposo, infatti, è quello che nel nostro corpo possiede appena il 10% di acqua, contro il 75% di muscoli e organi interni e il 30% del tessuto osseo) (3).
3. Se la causa dell’aumento di peso è la ritenzione, questo aumento è passeggero e non influisce sul sovrappeso in quanto tale.
Come ricordano anche le linee guida per una sana alimentazione, l’acqua non contiene energia e, in tal senso, ogni variazione del peso corporeo associata ad una maggior perdita o maggior ritenzione di acqua è ingannevole e momentanea.
La ritenzione, infatti, se non causata da specifiche patologie o particolari intolleranze, è un fenomeno passeggero che può essere risolto con la riduzione di alimenti gravanti sull’equilibrio idrosalino (come quelli ricchi di sodio) e sicuramente non riducendo, come molti pensano, il consumo di acqua ingerita (3).
4. La ritenzione può essere conseguenza e non causa dell’aumento di peso
Quando ci si trova in condizioni di sovrappeso, in alcuni casi, può succedere che per perdere qualche chilo ci sia affidi a inadeguati ed “estremi” regimi farmacologici e alimentari. La ritenzione idrica in questi casi diventa non causa ma conseguenza.
L’uso prolungato di farmaci lassativi o diuretici a scopo dimagrante (assolutamente sconsigliato!), ad esempio, può alterare lo stato fisiologico (in equilibrio) dell’organismo causando un accumulo di liquidi localizzato, noto come edema, portando l’organismo, nei casi più estremi, a sviluppare anche condizioni patologie non infiammatorie e debilitanti come la sindrome dell’edema ciclico idiopatico (4).
In ogni caso, come evidenziato, la correlazione tra eccesso ponderale e ritenzione idrica non rappresenta una verità o un dato di fatto. Anzi, le due condizioni presentano pochi punti in comune e non sono sicuramente interscambiabili tra loro. Tuttavia, quando presenti in concomitanza, possono essere fattori di rischio per patologie più complesse a carico di organi come i reni ed è necessario affidarsi ad un esperto.
1. Markova, A., Boyanov, M., Bakalov, D., & Tsakova, A. (2020). Body composition indices and cardiovascular risk in type 2 diabetes. CV biomarkers are not related to body composition. Open Medicine, 15(1), 309-316.
2. Lebiedowska, A., Hartman-Petrycka, M., & Błońska-Fajfrowska, B. (2021). How reliable is BMI? Bioimpedance analysis of body composition in underweight, normal weight, overweight, and obese women. Irish Journal of Medical Science (1971-), 190(3), 993-998.
3. Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (2019). Dossier Scientifico delle Linee Guida per una sana alimentazione (Edizione 2018). https://www.crea.gov.it/web/alimenti-e-nutrizione/-/nuove-linee-guida-per-una-sana-alimentazione-edizione-2018-
4. Bernini, G., Taurino, C., Bardini, M., Salvetti, G., Moretti, A., & Salvetti, A. (2006). L’edema ciclico idiopatico. Realtà o fantasia?. L’Endocrinologo, 7(3), 147-156.
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