Sembra che seguire una dieta ad alto contenuto di grassi porti nel tempo a un deterioramento delle capacità cognitive, tra cui la possibilità di sviluppare ansia, depressione e un peggioramento della malattia di Alzheimer. È quanto emerge in uno studio internazionale su modello murino, guidato dai ricercatori dell’Università dell’Australia del Sud (UniSA) in collaborazione con i colleghi cinesi e recentemente pubblicato su Metabolic Brain Disease (1).
Con l’invecchiamento della popolazione mondiale, si prevede che gli adulti affetti da demenza raggiungeranno circa 150 milioni entro il 2050, di cui il 60-80% affetti da malattia di Alzheimer (AD).
L’AD è caratterizzata da un progressivo declino della memoria e di altre funzioni cognitive associato alla perdita di neuroni, con conseguente demenza. La maggior parte dei pazienti affetti da AD si presenta in forma sporadica e ad esordio tardivo. I fattori metabolici svolgono un ruolo importante nell’insorgenza e nello sviluppo dell’AD. È infatti noto come obesità cronica e diabete mellito di tipo 2 (T2DM) sono spesso associati all’AD, insieme a molte altre comorbidità, tra cui le malattie cardiovascolari e la disfunzione renale. Inoltre, l’obesità e il T2DM sono sempre più legati a un’alterata funzione del sistema nervoso centrale (SNC), esacerbando i disturbi psichiatrici e cognitivi, compresi i disturbi dell’umore e il declino cognitivo.
Cosa emerge dallo studio?
Nello studio, dei topi sono stati assegnati in modo casuale ad una dieta standard (STD) o a una dieta ricca in grassi (HFD) per 30 settimane a partire dalle 8 settimane di età. L’assunzione alimentare è stata misurata settimanalmente, il peso corporeo e i livelli di glucosio a digiuno sono stati misurati ogni due settimane e una batteria completa di test comportamentali è stata eseguita per valutare ansia, depressione e disfunzioni cognitive. I test di tolleranza al glucosio e all’insulina sono stati eseguiti dopo 30 settimane di HFD. Dai risultati è emerso che i topi con una dieta ricca di grassi non solo hanno guadagnato molto peso e hanno sviluppato insulino-resistenza ma hanno iniziato a comportarsi in modo anomalo rispetto a quelli alimentati con una dieta standard. A seguito delle analisi, infatti, è stato possibile identificare come i topi sottoposti a una HFD sviluppassero a lungo termine un comportamento depressivo e ansioso e una ridotta funzione cognitiva. I topi con funzione cognitiva compromessa avevano anche maggiori probabilità di ingrassare ulteriormente a causa del cattivo metabolismo causato dai cambiamenti cerebrali, innescando così un pericoloso circolo vizioso.
Il commento dei ricercatori
La ricerca apre la strada a nuovi risultati che collegano HFD, obesità, diabete e sintomi psichici. I ricercatori affermano come: “gli individui obesi abbiano un rischio aumentato di circa il 55% di sviluppare depressione e che il diabete sembra raddoppiare tale rischio. I risultati sottolineano l’importanza di affrontare l’epidemia di obesità globale. È molto probabile, dunque, che una combinazione di obesità, età e diabete porti a un declino delle capacità cognitive, del morbo di Alzheimer e di altri disturbi della salute mentale”, conclude Bobrovskaya (Farmacia e Scienze Mediche, Divisione di Scienze della Salute, University of South Australia, Adelaide, SA, Australia).
1. Xiong, J., Deng, I., Kelliny, S., Lin, L., Bobrovskaya, L., & Zhou, X. F. (2022). Long term high fat diet induces metabolic disorders and aggravates behavioral disorders and cognitive deficits in MAPT P301L transgenic mice. Metabolic Brain Disease, 1-17.